Sfizy veg: VEGAN PARADISE – WORKERS’ HELL
PRESIDIO DI FRONTE AL TRIBUNALE
29 GENNAIO ORE 8:30
Arbeitsgericht
Magdeburger Platz 1
10785 Berlin
Un’altra storia di sfruttamento nel settore della ristorazione a Berlino, un altra storia di licenziamento ingiusto e di attacco agli attivisti sindacali.
Questa volta la vicenda riguarda due lavoratori (tra cui anche un migrante italiano) di una nota pizzeria italiana vegana in Treptowerstrasse 95 (Neukölln). Sfizy veg da anni nota come luogo di attrazione per vegani, antifascisti, anticapitalisti ecc, nota anche per la sua esposizione sulle pareti di una simbologia schieratamente di sinistra, licenzia due lavoratori ingiustamente ed inizialmente senza rispettare le procedure legali riguardanti il liceziamento. Solo l’azione sindacale dei due lavoratori e del sindacato anarchosindacalista FAU ha fatto si che venisse rispettata la procedura di licenziamento con tanto di kundigung e garanzia di salario percepito fino alla fine del mese di Dicembre.
Ma i lavoratori adesso sono in causa con la Cervini – Triacca Gbr, in quanto le ragioni trascritte dai datori di lavoro sul Kundigung non rispecchiano la verità sui fatti accaduti, e rappresentano solo l’ ennesimo attacco ai lavoratori nel trovare un altro impiego o ad avere accesso al welfare, rischiando di essere penalizzati dall’ Agentur fur Arbeit per le ragioni scritte dai datori di lavoro, che fanno pensare ad un licenziamento causato da un comportamento scorretto da parte dei lavoratori.
Ma ricostruiamo la vicenda accaduta:
Il 16 Novembre 2015 uno dei due chef entra nella pizzeria e riprende la cameriera per non aver risposto al telefono del ristorante al quale più volte lui stava chiamando. Chi è andato a mangiare almeno una volta da Sfizy veg sa che in sala c’è solo una persona a prendere le ordinazioni, rispondere a telefono per le prenotazioni, occuparsi della cassa, fare un variegato menù di drinks, lavare i bicchieri, servire le torte ed il cibo a tavola, sparecchiare e pulire i tavoli. Un lavoro praticamente per 3 persone… Ora l’ altro chef aveva sempre detto alla cameriera che quando fosse stata occupata a fare altro poteva anche ignorare il telefono. La lavoratrice si giustifica quindi con il datore di lavoro che era stata impegnata, ma lui non ha voluto sentire ragione rispondendola che stava spiando i lavoratori da fuori e licenziandola così verbalmente, dandogli due settimane di preavviso ( La legge prevede che se lavori da un anno nello stesso posto di lavoro hai diritto ad un mese di preavviso per quanto riguarda il licenziamento ). Lo chef entra anche in cucina ed inizia ad attaccare anche gli altri lavoratori e informandoli che aveva appena licenziato la loro collega e che farà lo stesso con gli altri se non lavoravano bene.
Da ricordare che anche se non c’ era tanto lavoro nel ristorante, la cameriera in sala comunque era impegnata a lavorare. ed i lavoratori in cucina stavano lavorando molto durante il servizio per fare tutti la preparazione degli ingredienti del giorno dopo, in quanto lo chef ( che aveva il turno del giorno dopo ), doveva avere quanto più meno lavoro da fare.
L a lavoratrice licenziata prova a continuare il suo turno ma sconvolta per la perdita del lavoro scoppia a piangere. Il pizzaiolo chiama il datore di lavoro ( che aveva lasciato fisicamente la pizzeria dopo aver licenziato ) e gli chiede come possono fare a continuare il loro turno in queste condizioni. Il datore di lavoro ritorna nella pizzeria e con tono aggressivo attacca il pizzaiolo e lo licenzia e gli da anche a lui due settimane di preavviso quando invece gli spetterebbe un mese. Il pizzaiolo ( da tempo attivista sindacale del FAU ) gli risponde che non può licenziare la gente così, ma lo chef non vuole sapere ragioni e da inizio ad un accesa discussione di fronte a tutta la clientela.
Questo è quanto accaduto nell’ ennesima pizzeria a Berlino che usa un immagine vegana e di sinistra come forma di marketing, per mascherare la sua realtà di sfruttamento e mobbing più volte fatta sui lavoratori. L’ ennesimo locale che reprime chi decide di alzare la testa e rivendicarsi i propri diritti. La pizzeria affiggeva sui muri anche poster anarchosindacalisti ed anticapitalisti, ma a quanto pare gli anarchosindacalisti non fanno comodo al loro business ed al loro esercizio di potere e di terrore sui lavoratori.
I lavoratori non hanno ancora percepito lo stipendio di Dicembre e continuano a lottare per avere ciò che gli spetta. Inoltre rivendicano le scuse ufficiali da parte dei padroni, perchè le false accuse montate da quest’ ultimi stanno penalizzando i lavoratori in quanto tali per un futuro impiego e per avere accesso al welfare. Scuse ufficiali subito perchè An injury to one is an injury to all ( Un offesa ad uno è un offesa a tutti ), ed in quanto lavoratori loro rivendicano il proprio rispetto e la propria dignità.
A loro come Berlin Migrant Strikers va tutta la nostra solidarietà e supporto, contro l’ ennesima pizzeria a Berlino che infanga i simboli e le idee della classe lavoratrice. Simboli ed idee che a questa gente non appartengono e non gli apparterranno mai.
SOLIDARIETA’ AI LAVORATORI IN LOTTA!!!